mercoledì 8 dicembre 2010

Comunicado

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[Italiano]

Riprendendo l'appello lanciato da precari e studenti italiani a Parigi, anche noi, Erasmus a Valencia, ci uniamo alla protesta convocata per il 14 di dicembre, giorno in cui si voterà la sfiducia al governo Berlusconi, e organizzeremo delle azioni per riaffermare il nostro disgusto per tutto quello che sta accadendo.

La riforma Gelmini, in ogni suo articolo, non fa altro che peggiorare la difficile situazione dell'Università italiana e con lei la vita di chi al suo interno fa ricerca, studia e lavora. I risultati a cui può portare una sua applicazione ormai li conosciamo e non fanno altro che innestarsi perfettamente in quel percorso che sta portando alla totale e irreparabile riduzione dei saperi a mera merce e, in ultima istanza, a profitto per alcuni. Al centro di questo processo ci sono le nostre vite, trattate da una parte come intralcio ad un sistema perfetto se silenzioso e dall'altra come indispensabili macchine di consumo. Per questo motivo la nostra protesta è ancora una volta la protesta di chi vive sulla propria pelle le decisioni di una minoranza. La stessa minoranza che ha generato e che continua a generare quel prodotto che le è proprio: le crisi periodiche.

La crisi è il meccanismo attraverso il quale la produzione scarta automaticamente gli ostacoli che si crea, ed è a questo meccanismo che le nostre vite sono obbligate a rapportarsi nelle forme più svariate, come il non arrivare alla fine mese, perdere il lavoro, o addirittura neanche trovarlo. È a questo meccanismo che dobbiamo il nostro affanno di ogni giorno, nel tentativo di costruirci un'esistenza che dall'oggi al domani può piombare nel NULLA.

L'utilizzo vigliacco di pure invenzioni come la sicurezza, l'identità o la clandestinità oltretutto non fanno che dividere i nostri percorsi scaricando le tensioni su falsi obiettivi, quali la militarizzazione delle città o il freno all'immigrazione, come se noi precari della conoscenza non fossimo già parte di una migrazione che è prova schiacciante del fallimento dell'intero sistema. Dividono i nostri percorsi, li fanno apparire come piccoli focolai a sé stanti, quando sono in realtà figli dello stesso disagio. Lo dimostrano le lotte che in Italia si sono articolate nelle ultime settimane, come i migranti sulla gru a Brescia, le proteste per le discariche in Campania, le proteste a L'Aquila e quelle in veneto per le alluvioni, i pastori sardi, i vigili del fuoco siciliani, gli operai della Ducati Energia a Bologna senza contare la rivolta studentesca o quelle di lunga gittata come in Val Susa contro la TAV o a Verona contro il traforo delle Torricelle. La divisione tra buoni o cattivi, tra chi può avere diritti e chi no è tutta una farsa, è solo il gioco con cui ci vogliono piegare, è la loro medicina per farci stare buoni.

È all'interno di questo quadro poi che alle forze dell'ordine piace giocare a guardie e ladri, dove la posta in gioco è solo la vita di chi non ha la divisa. Bastino da esempi la caccia allo studente di qualche giorno fa a Roma o le cariche della celere a Brescia. E quando qualcuno si stufa di questa situazione e prova ad alzare la testa trova ancora manganelli e repressione.

La nostra analisi chiaramente non può fermarsi solo alla situazione italiana.
Uno dei nostri obiettivi sarà tentare di coinvolgere il più possibile anche tutti gli altri studenti (spagnoli in primis) presenti nei vari campus della città. Perchè crediamo ad esempio che la distruzione dell'insegnamento pubblico non sia qualcosa che viviamo solo noi, ma sia un processo pianificato e generalizzato a tutta Europa. Perché sappiamo che gli stessi sentimenti di precarietà, di ansia e di disorientamento li provano tutti i giovani d'europa, a partire dalla Spagna dove il tasso di disoccupazione è del 20%. Perché la paura di non poter terminare gli studi non ce l'hanno solo gli studenti inglesi che rischiano di passare da 3 a 9 mila sterline di tasse universitarie, ma la viviamo anche in molti di noi, e come noi molti altri.
L'innalzamento delle tasse insieme ad una drastica riduzione dei fondi per le borse di studio e l'ingresso degli imprenditori privati e dei criteri aziendalisti sono solo alcune delle peculiarità neanche troppo mascherate del “Processo di Bologna”, ovvero qualcosa che coinvolge tutto il sistema dell’istruzione europeo. E così lo smantellamento del sistema dell'istruzione si va ad aggiungere allo smantellamento di tutte le forme di stato sociale che nei nostri paesi ci garantivano se non altro di poter ammortizzare ancora i costi, di non dover rischiare di finire per forza sulla strada, di non dover vivere nella precarietà più bieca ed insostenibile.

Sappiamo che il 12 di dicembre è prevista un'altra giornata di mobilitazione degli Erasmus italiani in varie città spagnole ed europee. Chiediamo a tutte e tutti coloro che leggeranno questo comunicato di organizzare, nel limite delle proprie forze, qualcosa anche per il giorno 14, e di tentare di coinvolgere il più possibile anche gli studenti spagnoli.
Chiediamo a tutti gli italiani (studenti e non) all'estero di aiutarci a produrre in questa giornata tante forme di protesta e che possibilmente il risultato sia qualcosa capace di parlare non solo della nostra situazione, ma della deriva che sta prendendo tutto il “vecchio continente”.

¡Que se vayan todos!


Studentesse e Studenti Erasmus a Valencia




[Español]

Recogiendo la súplica de l@s precari@s y estudiantes italian@s a París, nosotros también, Erasmus en Valencia, nos juntamos a la protesta convocada para el 14 de diciembre, día en que se votará la confianza al Gobierno Berlusconi, y organizaremos acciones para reafirmar nuestro asco para todo lo que está ocurriendo.

La reforma Gelmini, en cada artículo, no hace sino empeorar la ya difícil situación de la Universidad italiana y con ella la vida de quien entre sus paredes investiga, estudia y trabaja. Las consecuencias que puede producir su aplicación se insertan perfectamente en el percurso que está llevando a la total e irreparable reducción del saber a mera mercancía y, en última instancia, a ganancia para pocos. En el centro de este proceso están nuestras vidas, tratadas por un lado como tropiezo para un mecanismo perfecto si silencioso y por otro como indispensables máquinas de consumo. Por este motivo nuestra protesta es la misma que la de quien sufre las decisiones de una minoría. Aquella minoría que ha generado y sigue generando el producto que le pertenece: las crisis periodicas.

La crisis es el mecanismo a través del cual la producción elimina en automático los obstáculos que ella misma crea, y es a este mecanismo que nuestras vidas tienen que enfrentarse en varias formas, como no llegar al fin de mes, perder el trabajo o incluso ni siquiera encontrarlo. Es a este mecanismo que se debe nuestras fatigas diarias, en el tentativo de construirnos una existencia que en un rato puede destruirse o desaparecer.

El utilizo cobarde de puras invenciones como la seguridad o la clandestinidad además no hacen sino dividir nuestros caminos descargando las tensiones sobre falsos objetivos, como por ejemplo la militarización de las ciudades o el freno a la inmigración, como si nosotr@s precari@s del conocimiento no formáramos ya parte de una migración que es la prueba definitiva del fracaso de este sistema. Dividen nuestros caminos, los consideran como pequeñas luchas insignificantes mientras en realidad son hijos del mismo malestar. Lo demuestran las luchas de las últimas semanas en Italia, como la de los migrantes sobre la grúa a Brescia, las protestas contra del basurero en Campania, las protestas a L'Aquila y en Veneto por las aluviones, los pastores sardos, los bomberos sicilianos, los obreros de la Ducati Energia en Bolonia, sin olvidar la lucha de los estudiantes o aquellas de medida más larga como la de la Val Susa contra la TAV o en Verona contra el autopista que cava las colinas. La división entre bravos y malos, entre quien tiene derechos y quien no los tiene es una mentira, un juego para plegarnos, la medicina para volvernos tranquilos.

Es en el interior de este cuadro que a las fuerzas del orden le gusta jugar a guardias y ladrones, donde lo que está en juego es la vida de quien no tiene uniforme. Basta con pensar a la caza al estudiante que occurrió en Roma hace unos días o a las cargas de la policá en Brescia. Y en cuanto alguien se harte de esta situación y intente levantar la cabeza, encuentra aún más porras y represión.

Está claro que nuestra análisis no puede limitarse sólo a la situación italiana.

Uno de nuestros objetivos es estimular la participación de tod@s l@s estudiantes – italian@s, español@s, ¡y los demás! Porque creemos que la destrucción de l’educación pública no es algo que vivimos sólo nosotr@s, sino un proceso planificado y generalizado en toda Europa.

Porque sabemos que los mismos sentimientos de precariedad, ansiedad y desorientación los sienten todos los jóvenes de Europa, empezando por España donde la tasa de desempleo es del 20%. Porque el miedo de no poder terminar la carrera no la tienen sólo los estudiantes ingleses cuyas matrículas van a subir de 3 a 9 mil libras, sino también much@s de nosotr@s.

La subida de las matrículas, junta con un drástico recorte de los fondos para las becas de estudio y la entrada de las empresas privadas y de los críterios empresariales son sólo algunas de las peculiaridades, ni siquiera muy enmascaradas, del “Proceso de Bolonia”, o sea algo que impacta sobre todo el sistema europeo de educación. Así que el desmontaje del sistema de educación se añade al desmontaje de todas las formas de estado social que en nuestros países nos garantizaban al menos poder amortizar los gastos, no riesgar de acabar en la calle, no tener que vivir en la precariedad más insostenible.

Os pedimos de ayudarnos a producir en este día muchas formas de protesta para que el resultado sea capaz de hablar no sólo de nuestra situación sino de la deriva de todo el “viejo continente”.


¡Que se vayan todos!

Studentesse e Studenti Erasmus a Valencia


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